martedì 31 agosto 2010

L'esperienza di Valentina Facchin

Sono Valentina, un' ostetrica diplomata nel 2007, e il mio viaggio nella grande famiglia del Bumi Sehat comincia un paio di anni fa, quando inizia la mia ricerca personale per conoscere le diverse realtà presenti nel mondo dell'ostetricia.
Una collega me ne parla ed io comincio ad informarmi chi sia Ibu Robin Lim e come operi il suo centro.
Capisco che è proprio l'esperienza che sto cercando. Dall' altra parte del mondo qualcuno ha realizzato ciò che in tante sognamo.
Il mio sogno diventa realtà quando questa primavera la mia domanda di svolgere un periodo di volontariato viene accettata. La gioia è grande e la mia partenza arriva presto.
Ho sempre creduto che il confronto con realtà e popoli diversi arricchisca ed aiuti sempre il cammino di ricerca della propria identità.
Nel mio percorso ospedaliero ho avuto la grazia di incontrare la mia Maestra Ostetrica che mi ha sempre aiutato ad accostarmi con stupore alla nascita e a rispettare, una volta intuito, la sacralità di tale Miracolo.
Al Bumi Seath tutto ciò si concretizza in un modo nuovo per me, ma c'è un filo rosso che lega il tutto.
Mi aggiro a piedi nudi per le stanze del centro, con la curiosità dei bambini e con gli occhi spalancati per tentare di cogliere ogni dettaglio.
Vedo donne dai lunghi capelli scuri e dai grandi occhi, avvolte nei loro sarong; delicate, per me sono tutte bellissime, ricche del loro mistero e sempre sorridenti.
Imparo presto come tutti siano accolti nel momento del parto, dai membri più piccoli della famiglia, i figli, ai piu grandi, i nonni ed i parenti o vicini.
Mi rivedo in molte scene quando, tempo addietro, in alcune occasioni, presa dalla fretta, io stessa avevo liquidato velocemente parenti ed amici delle pazienti con un freddo:" scusate, vi faremo sapere".
Per la prima volta si concretizza forte l'importanza di far sentire tutti i membri della famiglia accolti e partecipi all'evento.
Le basi di questa comunità che si stringerà attorno al nuovo nato ed alla madre inziano, forse, proprio in questo primo istante, dove una mano tesa, un sorriso e un'occhiata rassicurante, ma soprattutto la possiblita di assistere, fanno la differenza.
Nei travagli a cui assisto, vedo donne sì sofferenti....ma è una sofferenza diversa e che poche volte ho visto.
Passeggiano, bevono, mangiano e sono concentrate, hanno una tranquillità interiore che sconfigge la paura; molte ostetriche sono attorno a loro, ma anche loro sono diverse.
Sono ostetriche libere e ricche di fiducia in loro stesse e nella partoriente.
Sono ostetriche libere di assistere alla nascita senza l'assillo del monitoraggio costante, senza l'incombenza dei "giri visita", ma soprattutto senza l' incubo del...." e se qualcosa va male".
Sono libere di prendersi il tempo di passeggiare con la donna in travaglio.....e di lasciare alla donna in travaglio il proprio tempo....
Tutto ciò è reso possible dalla perdita della necessità del controllo sull'evento ma soprattutto dal sentimento di reciproca fiducia che le pervade.
Le ostetriche qui imparano ad affidarsi alla loro conoscenza più che a quella imposta dalle macchine.
Una conoscenza che non deriva da loro, ma passa solo attraverso loro.
Si impara a valutare battito e salute fetale con il proprio udito e con il proprio senso del ritmo.
La fiducia nell'uomo che sa che le macchine possono solo aiutarlo, non sostituirlo, la fiducia nelle proprie competenze come ostetriche prima e come donne poi, permette loro di essere fiduciose anche nelle donne assistite.
Imparo quindi una maggior confidenza con ciò che è una nascita naturale.
Ogni realtà ha sempre qualcosa da migliorare e la perfezione è un cammino non un punto d' arrivo ma credo che maggiori siano le differenze maggiori siano le possibilità di imparare.
Ecco che al mosaico della mia esperienza si aggiunge un tassello importante, la fiducia. Grazie alle donne che ho assistito, ai bambini che abbiamo accolto, ad Ibu Robin e a tutte le ostetriche che ho incontrato nel mio percorso e a tutta la famiglia del Bumi Seaht.