domenica 19 dicembre 2010

Auguri di Natale


In questo periodo si celebra la nascita di un Ribelle a una giovane mamma a Betlemme, che ci rammenta che tutte le nascite sono un miracolo sacro. Tutte le mamme e tutti i bambini e le loro famiglie sono benedetti. Questo flusso di amore e rispetto verso tutti gli esseri viventi è il messaggio del Falegname.

Il servizio da parte di Bumi Sehat alle comunità in Aceh e di Bali, Indonesia, con la cura della salute e la clinica di maternità sono un bellissimo esempio di costruzione della Pace sulla Terra. Bumi Sehat ha bisogno del tuo aiuto. Vi prego di ricordare Bumi Sehat quando farai i tuoi doni natalizi. Vi prego inoltre di condividere questo messaggio con i tutti i vostri cari e i vostri amici.Pace sulla Terra..Ibu Robin Lim e il team di Bumi Sehat


Versamenti presso la Cassa di Risparmio di Bolzano
IBAN: IT91 S 06045 11613 000000555000
intestato a: Fondazione Alexander Langer
BIC: CRBZIT2B059 (per bonifici dall'estero)
Causale: madri sane, terra felice - con ibu robin

mercoledì 24 novembre 2010

MESSAGGIO DI IBU ROBIN


Oggi 24 novembre ho compio 54 anni! Desiderando la pace nel mondo come regalo di compleanno è una cosa...ma la cosa più pratica è creare la pace insieme...Ho veramente bisogno di un aiuto finanziario per Bumi Sehat. La crisi economica mondiale ha messo in grave difficolta anche la nostra casa maternità...Tanto tanto amore...è bello essere qui su questa terra con voi!Om shanti, Ibu Robin!



Per donazioni

Versamenti presso la Cassa di Risparmio di BolzanoIBAN: IT91 S 06045 11613 000000555000intestato a: Fondazione Alexander LangerBIC: CRBZIT2B059 (per bonifici dall'estero) Causale: Madri Sane, Terra Felice per Ibu Robin

domenica 24 ottobre 2010

IBU ROBIN, REPORT DI AGOSTO 2010


Bumi Sehat Bali e Aceh, Indonesia Qui in Indonesia abbiamo avuto la pioggia fuori stagione, mentre scrivo il cielo è di nuovo grigio con delle nuvole minacciose. Prima delle 8 di questa mattina a Bali, avevamo già accolto tre nuovi bimbi in questo mondo! Tutte le madri ora riposano e allattano i loro sani neonati. I primi istanti dopo la nascita a Bali La cura nel postpartum in Aceh Purtoppo non è cosi per la bellissima mamma Sari, arrivata due settimane fa al Bumi Sehat. Sari non era stata seguita dal nostro centro prima dell’inizio del suo travaglio. Non aveva ricevuto cure prenatali, nessun tipo di vitamine e si presentava veramente malnutrita. Nella notte il suo bimbo morì in utero prima che il travaglio iniziasse. L’aveva sentito scalciare abbastanza forte e poi più nulla fino al mattino. Le ostetriche del nostro staff mi chiamarano per dirmi che questa mamma era arrivata e che non c’era battito fetale. Sono corsa alla clinica. Come mi vide arrivare al Bumi Sehat, il marito di Sari disse a sua moglie: "Oh, le cose andranno bene ora, Ibu Robin è qui”. Naturalmente ebbi un tuffo al cuore, dato che io non potevo certo riportare in vita il loro bimbo.



Potemmo solo offrir loro delle gratuite e amorevoli cure…e sperare di accorciare il loro dolore, ma non so come genitori possano sopravvivere a tale perdita. Il cordone ombelicale del bimbo era lungo solo 20 centimetri, era semplicemente troppo corto e staccandosi dal bimbo ne aveva causato la morte prima della nascita. L’abbondanza di cibi nutrienti crea un cordone ombelicale lungo. Questo cordone era troppo corto perché il bambino potesse sopravvivere e ciò si era verificato a causa della povertà e della malnutrizione materna. Ho passato le ultime due settimane meditando sul destino e sul fatto che se questa madre in attesa avesse trovato prima il centro di Bumi Sehat e avesse ricevuto le vitamine prenatali che noi distribuiamo grazie alla benedizione del New Chapter, forse , lei e il suo bimbo ce l’avrebbero fatta. Spero e prego perché sempre più madri su questo pianeta ricevano nutrimento, acqua potabile e le cure amorevoli di cui necessitano per portare in questo mondo bambini sani, intelligenti e felici. Ricordate Ie gemelline nate ad Aceh dopo Oggi la famiglia vive ancora in poverta che lo Tsunami gli porto via due figli ma la loro sorella Yenni finira presto la la scuola per diventare ostetrica, grazie alle donazioni di Bumi Sehat! Le gemelline crescono. E' grazie al contributo di ciascuno di voi: parenti, amici,conoscenti, benefattori, sponsors, che noi siamo in grado di offrire a migliaia di donne, ogni anno, cure prenatali che diminuiscono i rischi della gravidanza e del parto. Questa è una lettera di ringraziamento per esprimere la mia gratitudine a voi tutti, per tutti gli aiuti ricevuti al Bumi Sehat. I dati statistici dei pazienti accolti al centro nascite di Bali e il Tsuanmi Relief Clinic-Birth Center di Aceh, le iniziative di formazione, i progetti ambientali di sostegno e di sviluppo , sono un omaggio alla vostra devozione e collaborazione con noi qui in Indonesia.



Benedicendo tutti vi offro una breve rassegna di quello che le vostre donazioni per il Bumi Sehat hanno consentito di realizzare nel 2010: il totale dei pazienti e degli studenti aiutati è stato di 16.886 Bumi Sehat gli aiuti dopo il terremoto ad Haiti: Nota: ai fini della sostenibilità Bumi Sehat ha trasformato il centro nascite di Haiti in un' altra ONG, alla fine di giugno 2010 Statistiche dei Pazienti Febbraio – Luglio 2010 Visite Prenatali: 1,400 Nascite: 87 Cure Pediatriche: 785 Totale dei Pazienti curati ad Haiti: 2,272 Statistiche dei Pazienti al Bumi Sehat Bali Clinic Gennaio~_Luglio 2010 Visite Prenatali: 2,323 Nascite: 256 Cure Pediatriche: 93 Cure mediche alternative : 604 Visite mediche generiche: 1,505 Totale dei Pazienti curati a Bali: 4,781 Statistiche dei Pazienti al Bumi Sehat Aceh Clinic Gennaio~ Luglio 2010 Visite Prenatali: 768 Nascite: 54 Cure Postnatali: 179 Visite mediche generiche: 8,415 Totale dei Pazienti curati ad Aceh 9,416 Bumi Sehat Bali Centro giovanile studentesco Statistiche Gennaio~Luglio 2010 Competenze sul Computer: 141 studenti che hanno completato il corso Lingua Inglese: 276 studenti che hanno completato il corso Totale degli Studenti che hanno migliorato la loro educazione al Bumi Sehat: 417



BUMI SEHAT HA BISOGNO DEL VOSTRO SUPPORTO! Per favore considerate la possibilità di erogare un contributo per beneficenza a Yayasan Bumi Sehat. Vi siamo grati per la vostra collaborazione in questo cammino di servizio all'umanità. Si può donare con carta di credito / paypal andando sul nostro sito (www.bumisehatbali.org) A Bali: le donazioni possono essere effettuate alla clinica Banjar Nyuh Kuning, Ubud (BALI). In Italia Versamenti presso Cassa di Risparmio di Bolzano intestato a: Fondazione Alexander Langer Stiftung IBAN: IT91 S 06045 11613 000000555000 BIC: CRBZIT2B059 (per bonifici dall'estero) Causale: Madri sane, Terra felice- per Ibu Robin In quanto erogazione liberale ai sensi dell'art 13 del D.L. 04.12.97, n.460, gli importi versati tramite bonifico bancario sono detraibili dal reddito. Per ottenere la certificazione di avvenuta donazione e necessario comunicare nome, cognome, data e lugo di nascita, luogo di residenza, recapito telefonico, e-mail e codice fiscale all'indirizzo e-mail: madrisaneterrafelice@alexanderlanger.org Tel: +62 361 970 002 Fax: +62 361 972 969 Email: info@bumisehatbali.org iburobin@bumisehatbali.org Mani che aiutano al Bumi Sehat di Bali ~ dove ogni giorno nasce un miracolo di Pace! Thank You! Terima Kasih! GRAZIE 

sabato 11 settembre 2010

Lettera da Ibu Robin

Cari Madri Sane Terra Felice,
Bumi Sehat sta continuando a svolgere il suo lavoro di accogliere nel modo piu gentile i bimbi a questo mondo, ma fa veramente paura dover dipendere dalle donazioni per rimanere aperti, mentre l economia mondiale e in crisi. Non possiamo smettere di svolgere il nostro meraviglioso lavoro a Bali e in Aceh. Ma abbiamo bisogno del vostro aiuto. Ce una bellissima donna da Timor East, che ieri ha dato alla luce una bambina, che ho accolto nelle mie mani. Lei e suo marito hanno visto la sofferenza e la guerra. Ora si godono la tranquillita, riposando e allattando la loro bimba. Lina si sente molto distante dall isola di guerra della sua infnazia. Si sente sicura qui al Bumi Sehat, dove come cattolica puo pregare il rosario. Ieri, appena Lina ha cominciato ad avere una pericolosa emorraggia, abbiamo chiesto alla sua famiglia di pregare, la loro voce ha cominciato ad invocare Maria e tutti noi abbiamo potuto sentire la Sua presenza. Quando le ostetriche hanno finito con il parto, c erano 40 donne e le rispettive famiglie ad aspettare per i controlli prenatali. Una madre hindu mi prende per mano e mi chiede se Lina sta bene. Annuiamo. Questo luogo di pace e serenita e possibile grazie ai nostri Amici e Famiglie da tutto il mondo.
Alla clinica di Bumi Sehat in Aceh, il nostro staff mussulmano sta digiunando. Continuano il loro lavoro, per tenere aperta la clinica 24 ore su 24. Digiunano per ricordare la fame e affinche scompaia dal mondo. Pregano per la pace, inginocchiati, 5 volte al giorno. Questi sono i sopravvissuti allo Tsunami, che hanno conosciuto la fame, il lutto, hanno udito gli spari nella notte durante la guerra. Pregano e digiunano perche POSSONO, molto spesso e l unico potere che hanno. In ogni parte dell Indonesia la nascita silenziosa di questo mese del digiuno, sta crescendo e creando un grande spazio in tutti i nostri cuori per la Pace.
OM Shanti, Ibu Robin & Team Bumi Sehat.

martedì 31 agosto 2010

L'esperienza di Valentina Facchin

Sono Valentina, un' ostetrica diplomata nel 2007, e il mio viaggio nella grande famiglia del Bumi Sehat comincia un paio di anni fa, quando inizia la mia ricerca personale per conoscere le diverse realtà presenti nel mondo dell'ostetricia.
Una collega me ne parla ed io comincio ad informarmi chi sia Ibu Robin Lim e come operi il suo centro.
Capisco che è proprio l'esperienza che sto cercando. Dall' altra parte del mondo qualcuno ha realizzato ciò che in tante sognamo.
Il mio sogno diventa realtà quando questa primavera la mia domanda di svolgere un periodo di volontariato viene accettata. La gioia è grande e la mia partenza arriva presto.
Ho sempre creduto che il confronto con realtà e popoli diversi arricchisca ed aiuti sempre il cammino di ricerca della propria identità.
Nel mio percorso ospedaliero ho avuto la grazia di incontrare la mia Maestra Ostetrica che mi ha sempre aiutato ad accostarmi con stupore alla nascita e a rispettare, una volta intuito, la sacralità di tale Miracolo.
Al Bumi Seath tutto ciò si concretizza in un modo nuovo per me, ma c'è un filo rosso che lega il tutto.
Mi aggiro a piedi nudi per le stanze del centro, con la curiosità dei bambini e con gli occhi spalancati per tentare di cogliere ogni dettaglio.
Vedo donne dai lunghi capelli scuri e dai grandi occhi, avvolte nei loro sarong; delicate, per me sono tutte bellissime, ricche del loro mistero e sempre sorridenti.
Imparo presto come tutti siano accolti nel momento del parto, dai membri più piccoli della famiglia, i figli, ai piu grandi, i nonni ed i parenti o vicini.
Mi rivedo in molte scene quando, tempo addietro, in alcune occasioni, presa dalla fretta, io stessa avevo liquidato velocemente parenti ed amici delle pazienti con un freddo:" scusate, vi faremo sapere".
Per la prima volta si concretizza forte l'importanza di far sentire tutti i membri della famiglia accolti e partecipi all'evento.
Le basi di questa comunità che si stringerà attorno al nuovo nato ed alla madre inziano, forse, proprio in questo primo istante, dove una mano tesa, un sorriso e un'occhiata rassicurante, ma soprattutto la possiblita di assistere, fanno la differenza.
Nei travagli a cui assisto, vedo donne sì sofferenti....ma è una sofferenza diversa e che poche volte ho visto.
Passeggiano, bevono, mangiano e sono concentrate, hanno una tranquillità interiore che sconfigge la paura; molte ostetriche sono attorno a loro, ma anche loro sono diverse.
Sono ostetriche libere e ricche di fiducia in loro stesse e nella partoriente.
Sono ostetriche libere di assistere alla nascita senza l'assillo del monitoraggio costante, senza l'incombenza dei "giri visita", ma soprattutto senza l' incubo del...." e se qualcosa va male".
Sono libere di prendersi il tempo di passeggiare con la donna in travaglio.....e di lasciare alla donna in travaglio il proprio tempo....
Tutto ciò è reso possible dalla perdita della necessità del controllo sull'evento ma soprattutto dal sentimento di reciproca fiducia che le pervade.
Le ostetriche qui imparano ad affidarsi alla loro conoscenza più che a quella imposta dalle macchine.
Una conoscenza che non deriva da loro, ma passa solo attraverso loro.
Si impara a valutare battito e salute fetale con il proprio udito e con il proprio senso del ritmo.
La fiducia nell'uomo che sa che le macchine possono solo aiutarlo, non sostituirlo, la fiducia nelle proprie competenze come ostetriche prima e come donne poi, permette loro di essere fiduciose anche nelle donne assistite.
Imparo quindi una maggior confidenza con ciò che è una nascita naturale.
Ogni realtà ha sempre qualcosa da migliorare e la perfezione è un cammino non un punto d' arrivo ma credo che maggiori siano le differenze maggiori siano le possibilità di imparare.
Ecco che al mosaico della mia esperienza si aggiunge un tassello importante, la fiducia. Grazie alle donne che ho assistito, ai bambini che abbiamo accolto, ad Ibu Robin e a tutte le ostetriche che ho incontrato nel mio percorso e a tutta la famiglia del Bumi Seaht.

lunedì 31 maggio 2010

Libera TV: Video intervista a Ibu Robin

Radio delle Donne: intervista a Ibu Robin

in fondo alla pagina è possibile ascoltare l'intervista

domenica 16 maggio 2010

Incontro a Roma

Appuntamneto a Roma per tutti coloro che desiderano incontrare Ibu Robin Lim.

Associazione Il Nido
via Marmorata 169 - interno A
Roma

dalle ore 16.00

Conferenza Stampa a Roma

Sala Stampa della Camera dei Deputati
via della Missione 4
Roma

PER PARTECIPARE OCCORRE ACCREDITARSI: telefonare a Fabrizio 3474497117

Un progetto di solidarietà per la nascita
Ibu Robin Lim, ostetrica, scrittrice, poetessa, Premio internazionale 'Alexander Langer' 2006, di ritorno da Haiti - dove è giunta all'indomani del devastante terremoto - è in Italia, in occasione della creazione della rete di solidarietà 'Madri sane, Terra felice' a sostegno del suo lavoro a favore della nascita.

giovedì 13 maggio 2010

Incontro a Verona, venerdì 14 maggio 2010







L'Associazione culturale ESPOSTA 2.0
con la rete di solidarietà 'Madri sane, Terra felice'

organizza un incontro di sottoscrizione

con e per Ibu Robin Lim.

Via Interrato dell'Acqua Morta 13b VERONA
venerdì 14 maggio dalle 19:30




Durante l'incontro saranno proiettati il dvd (15') 'Bumi sehat: Terra madre felice: un progetto per la pace" e un breve filmato (6') sulla sua opera di ostetrica nell'emergenza di Haiti, con l'opportunità di un aperitivo&cena conviviale e sarà possibile acquistare oggetti di artigianato balinese. Sottoscrizione da 25 euro. I posti sono limitati: si prega di prenotare rispondendo a questa mail o telefonando allo 045/8349655


Ostetrica, scrittrice, poeta, Premio internazionale 'Alexander Langer-
di ritorno da Haiti -dove è giunta all'indomani del devastante terremoto-
per sostenere il suo lavoro a favore della nascita.
La missione di Ibu Robin (a Bali, dove vive e lavora, la chiamano con deferenza Ibu - Madre, Signora) è quella di prestare soccorso ai più fragili, ai neonati e alle loro mamme, curare le donne in gravidanza, aiutarle nel parto e nel post-partum, sostenere l'allattamento al seno (specialmente nelle emergenze quando mancanza d'acqua e di servizi igienico-sanitari rendono pericolosa la nutrizione artificiale).

Nel 1994 ha fondato a Bali l'associazione no profit Bumi Sehat (Bumi sta per terra madre e Sehat significa sano, felice) che gestisce un piccolo centro di salute per madri, bambini, padri, un consultorio di comunità che lotta contro la povertà e la malnutrizione, per una gravidanza sana, un parto sereno, un'accoglienza felice del nuovo nato, un luogo di salute per tutte le persone povere della regione, che solo lì possono ricevere cure adeguate, di qualità e completamente gratuite.

Per impegnarsi in una vitale opera di ostetricia e di sostegno alle donne in gravidanza, alle partorienti, all'allattamento e ai nuovi nati, Bumi Sehat gestisce case della nascita a Bali e in Aceh e ha dato tempestive risposte di pronto soccorso ostetrico nelle più recenti catastrofi naturali: lo tsunami nella regione di Aceh nel 2004, il terremoto a Yogyakarta nel maggio 2006, il terremoto a Padang nel settembre 2009 ed ora il terremoto ad Haiti.

Anche ad Haiti, all'indomani della catastrofe, ha lavorato per proteggere soprattutto le mamme e i bambini, valorizzando tutte le risorse disponibili, in relazione con OnG già presenti sul territorio, per fornire acqua potabile, cibo e rifugi alle persone evacuate o con le case distrutte, per dare ai sopravvissuti tutto ciò di cui hanno bisogno per ritornare alla vita. Ogni nascita è un miracolo gentile e questo miracolo è la guarigione di una parte di Haiti.Nelle prime due settimane di lavoro, oltre a concentrarsi nella realizzazione di infrastrutture, il team ha offerto prestazioni agli ospedali, nei campi e nelle tendopoli con 491 interventi (7 nascite, 85 visite prenatali, 99 visite postpartum e di supporto all'allattamento al seno, 285 cure pediatriche, 15 cure ad adulti malati e feriti) e dopo tre mesi la casa per la nascitaè pienamente operativa, avvalendosi della collaborazione di uno staff haitiano. Una volta spenti i riflettori sull'emergenza, struttura e conoscenze resteranno patrimonio della popolazione e potranno rimanere operative anche quando l'attenzione internazionale sarà scemata.

Nel portare soccorso alle aree con ferite profonde, in territori devastati dai conflitti e da disastri ambientali, l'intervento di Ibu Robin non è solo ostetricia d'urgenza, ma anche un servizio sanitario gratuito, basato su 3 principi forti e semplici: rispetto delle culture, della natura e delle scienze mediche. Ibu Robin è consapevole che l'ostetricia è un'arte basata sull'amore e che rispettando la nascita si diventa portatrici di Pace.

CONTATTI

Tiziana Valpiana,Verona, tiziana.valpiana@tiscali.it
Fondazione Alexander Langer (Martina Zambelli), Bolzano, Tel. 0471-977691

madrisaneterrafelice@alexanderlanger.org
http://madrisane.blogspot.com
http://www.bumisehatbali.org (in inglese)
fb> Madri Sane, Terra Felice

nell'occasione sarà possibile visitare la mostra



HELLO BABOONS MY NAME IS UCCELLINI



ninon - anastasia mostacci – paola colombo



una mostra di mostri, morbide sculture e piccole creature in tessuto alla ricerca della terza dimensione


dal 9 al 27 maggio 2010

Associazione Culturale

esposta 2.0

Art, Music, Soulfood.

per informazioni: www.esposta.net; info@esposta.net;

www.myspace.com/esposta


cell: 3484511542 ; 045/596868 (attivo solo negli orari di apertura)

ORARIO:

da giovedì a domenica, dalle 18:00 (piùommeno...) alle 02:00 (suppergiù)

martedì 11 maggio 2010

Bumi Sehat helping in Haiti

di Deja Bernhardt

domenica 9 maggio 2010

IL MELOGRANO E' LIETO DI INVITARE LA STAMPA ALL'INCONTRO CON IBU ROBIN CHE SI TERRA' A VERONA IL 12 MAGGIO, ORE 11.30


NASCITA: MADRI SANE, TERRA FELICE, UNA RETE PER SOSTENERE IBU ROBIN


Un progetto di solidarietà per la nascita
Ibu Robin Lim, ostetrica, scrittrice, poetessa, Premio internazionale 'Alexander Langer' 2006, di ritorno da Haiti - dove è giunta all'indomani del devastante terremoto - sarà a Verona mercoledì 12 maggio alle ore 11:30 presso la sede del Melograno (via Castel San Felice 36, Verona), in occasione della creazione della rete di solidarietà 'Madri sane, Terra felice' a sostegno del suo lavoro a favore della nascita.

La missione di Ibu Robin (a Bali, dove vive e lavora, la chiamano con deferenza Ibu - Madre, Signora) è quella di prestare soccorso ai più fragili, ai neonati e alle loro mamme, curare le donne in gravidanza, aiutarle nel parto e nel post-partum, sostenere l'allattamento al seno (specialmente nelle emergenze quando mancanza d'acqua e di servizi igienico-sanitari rendono pericolosa la nutrizione artificiale).
Nel 1994 ha fondato a Bali l'associazione no profit Bumi Sehat (Bumi sta per terra madre e Sehat significa sano, felice) che gestisce un piccolo centro di salute per madri, bambini, padri, un consultorio di comunità che lotta contro la povertà e la malnutrizione, per una gravidanza sana, un parto sereno, un'accoglienza felice del nuovo nato, un luogo di salute per tutte le persone povere della regione, che solo lì possono ricevere cure adeguate, di qualità e completamente gratuite.
Per impegnarsi in una vitale opera di ostetricia e di sostegno alle donne in gravidanza, alle partorienti, all'allattamento e ai nuovi nati, Bumi Sehat gestisce case della nascita a Bali e in Aceh e ha dato tempestive risposte di pronto soccorso ostetrico nelle più recenti catastrofi naturali: lo tsunami nella regione di Aceh nel 2004, il terremoto a Yogyakarta nel maggio 2006, il terremoto a Padang nel settembre 2009 ed ora il terremoto ad Haiti.
Anche ad Haiti, all'indomani della catastrofe, ha lavorato per proteggere soprattutto le mamme e i bambini, valorizzando tutte le risorse disponibili, in relazione con OnG già presenti sul territorio, per fornire acqua potabile, cibo e rifugi alle persone evacuate o con le case distrutte, per dare ai sopravvissuti tutto ciò di cui hanno bisogno per ritornare alla vita. Ogni nascita è un miracolo gentile e questo miracolo è la guarigione di una parte di Haiti.Nelle prime due settimane di lavoro, oltre a concentrarsi nella realizzazione di infrastrutture, il team ha offerto prestazioni agli ospedali, nei campi e nelle tendopoli con 491 interventi (7 nascite, 85 visite prenatali, 99 visite postpartum e di supporto all'allattamento al seno, 285 cure pediatriche, 15 cure ad adulti malati e feriti) e dopo tre mesi la casa per la nascitaè pienamente operativa, avvalendosi della collaborazione di uno staff haitiano. Una volta spenti i riflettori sull'emergenza, struttura e conoscenze resteranno patrimonio della popolazione e potranno rimanere operative anche quando l'attenzione internazionale sarà scemata.
Nel portare soccorso alle aree con ferite profonde, in territori devastati dai conflitti e da disastri ambientali, l'intervento di Ibu Robin non è solo ostetricia d'urgenza, ma anche un servizio sanitario gratuito, basato su 3 principi forti e semplici: rispetto delle culture, della natura e delle scienze mediche. Ibu Robin è consapevole che l'ostetricia è un'arte basata sull'amore e che rispettando la nascita si diventa portatrici di Pace.
Madri sane, Terra felice, rete di solidarietà, costituita con il favore della Fondazione Alexander Langer, intende far conoscere il lavoro e il pensiero di Ibu Robin Lim e di Bumi Sehat.

INOLTRE
Ibu Robin presenta "Guerrilla Midwife" un film documentario di Déjà Bernhardt.
"In ogni paese di questo pianeta, c'è una guerra che si combatte per ottenere un bene più prezioso dell'oro o del petrolio. Il campo di battaglia è il corpo di una donna quando lei è più vulnerabile e bisognosa di protezione ... quando sta partorendo".
Guerrilla Midwife il documentario di Deja Bernhardt che sarà presentato al 'Cannes Indipendent Film Festival', segue Ibu Robin Lim  nelle trincee del suo lavoro.

CONTATTI
Il Melograno Tel. 0458300908
Tiziana Valpiana,Verona, tiziana.valpiana@tiscali.it
Martina Zambelli, Bolzano, Tel. 0471977691

madrisaneterrafelice@alexanderlanger.org
http://madrisane.blogspot.com
http://www.bumisehatbali.org (in inglese)
fb> Madri Sane, Terra Felice

giovedì 6 maggio 2010

Incontro con Ibu Robin Lim



Bolzano, martedì 11 maggio 2010, ore 18.00
Caffè Plural, piazza Parrocchia 19

lunedì 3 maggio 2010

Biografia di Ibu Robin Lim





Ibu Robin Lim è nata nel 1956 nello stato americano dello Iowa, figlia di una complessa genealogia filippino-cinese-tedesco-irlandese. E' poi vissuta nel New Jersey e per alcuni periodi a Okinawa (Giappone), Bagujo (Filippine), Maui (Hawai), Puntagorda e Antigua (Canarie), in Belize, a Farfield (California), Parigi, Singapore.
Fino al 1992 ha abitato con i suoi primi quattro figli scrivendo e insegnando poesia.

Ha deciso di diventare ostetrica nel 1991, in seguito a tre lutti dolorosi. Si è diplomata negli Stati Uniti, ed è iscritta al “North American Registry of midwives”.
Nel 1992 si è sposata con l'attuale marito, vedovo con due figli, e insieme si sono trasferiti a Bali. Qui è nato il loro settimo figlio.
Ha studiato omeopatia, medicina cinese, fitoterapia. Ha studiato e lavorato fianco a fianco con le levatrici balinesi tradizionali.

Nel 1994 ha fondato l'associazione no profit Yayasan Bumi Sehat (Bumi sta per terra madre e Sehat significa sano, felice), di cui è direttrice esecutiva.
Bumi Sehat è un consultorio per le madri e le famiglie, fondato su tre principi fondamentali: rispetto per la Cultura, per la Natura e per le Scienze Mediche. Vi operano insegnanti, ostetriche, infermiere, medici e volontari internazionali. Offrono un alto standard di assistenza prenatale, assistenza al parto, anche in acqua, servizi per l’assistenza postnatale, per il sostegno all’allattamento al seno e per la pianificazione familiare naturale. Pongono la massima cura amorevole al momento della nascita.
Subito dopo lo tsunami del 2004 si è recata con il suo team ad Aceh, molto vicino all’epicentro del sisma, quasi completamente distrutto dalle acque, dove il 70% della popolazione è morta in un minuto. Qui ha fondato la seconda clinica Bumi Sehat.
In seguito ha dato risposte tempestive di pronto soccorso ostetrico nel terremoto a Yogyakarta nel maggio 2006, in quello a Padang nel settembre 2009 e nel gennaio 2010 ad Haiti. Qui, a Jacmel, ha fondato la terza clinica Bumi Sehat.
L'associazione non riceve contributi pubblici, ma vive grazie a donazione di “amici” da tutto il mondo.

Nel 2006 ha vinto il Premio Internazionale Alexander Langer.

lunedì 26 aprile 2010

Chi siamo

Tiziana Valpiana.
Fondatrice nel 1981 ed attualmente Presidente onoraria dell'Associazione 'Il Melograno' Centri Informazione Maternità e Nascita, ha lavorato per 15 anni come 'facilitatrice' nei gruppi di accompagnamento alla nascita e alla maternità.
Fondatrice nel 1991 dell'Associazione CINI Italia, gruppo di sostegno al Child In Need Institute di Calcutta (India) che offre servizi sanitari e sociali di comunità a mamme e bambini poveri dei villaggi della regione. In particolare, attraverso il Progetto "Adotta una mamma" sostiene in oltre 75 villaggi le donne in gravidanza, nel parto e nei primi anni di vita del bambino. Già Presidente, è attualmente parte del Consiglio Direttivo.
Parlamentare per Rifondazione Comunista dal 1994 al 2008 ha lavorato in particolare per la salute della donna, sui temi della nascita, per l'allattamento materno, per il riconoscimento dei diritti della persona bambina fin dal momento della nascita, per promuovere l'infanzia come bene comune . E' stata tra le promotrici della Commissione bicamerale per l'Infanzia. E' vicepresidente dell'ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati) di Verona (in qualità di familiare) e fa parte del Direttivo dell'Istituto Veronese per la Storia della Resistenza
Nel 2005 propone la candidatura di Ibu Robin Lim per il premio internazionale 'Alexander Langer' che le è stato conferito nel 2006. Nel 2010 è copromotrice del Progetto "Madri Sane, Terra Felice", fatto proprio dalla Fondazione 'Alexander Langer'. Autrice di libri e articoli sulla nascita, l'alimentazione e le cure naturali. Risiede a Verona.

Marzia Bisognin
Madre di tre figli, nati in casa con un'ostetrica della vecchia scuola, è studiosa di lungo corso del tema della nascita.
Ex-diarista, creativa inconcludente, ha scritto un testo sull'esperienza del parto depositato all'Archivio Diaristico Nazionale e ha condotto laboratori sull'uso della voce per donne in gravidanza.
Collaboratrice della rivista Una Città, blogger e netweaver. Nel 2010 è cofondatrice del progetto Madri Sane, Terra Felice, e ne amministra la presenza on-line.
Risiede a Bologna.

Maurizio Rosenberg Colorni
Giornalista e fotografo, instancabile studioso di culture del mondo. Ha fondato e diretto per oltre vent'anni la casa editrice Red, tra le prime in Italia a pubblicare testi sulla visione olistica del corpo e della medicina, con particolare attenzione al tema della maternità.
Vive a Bali.

Daniele Saibene
Sposato e padre di 3 figli. Lavora come responsabile progetti a CINI Italia, gruppo di sostegno al Child In Need Institute, associazione che si occupa di progetti di sviluppo a Calcutta, India.
Precedentemente è stato diversi anni in Africa ed America Latina come responsabile di progetti ambientali ed idrici.

Cristina Cosentino
Giornalista, madre di una bambina. E' stata editrice e redattrice di "DWPress-il quotidiano delle donne", una agenzia di stampa ideata per porre l'attenzione sui saperi, sulle passioni e sulle azioni positive intese a valorizzare i percorsi delle donne. Ha curato la campagna nazionale ed europea per la Marcia Mondiale delle Donne, la campagna informativa sulla Procreazione Medicalmente Assistita, la comunicazione delle Donne in Nero, la campagna informativa sulla Violenza sessuale. E' stata per 7 anni capo ufficio stampa di Rifondazione Comunista alla Camera dei Deputati. Ha collaborato e collabora con numerosi quotidiani, radio e settimanali nazionali.

Martina Zambelli (1980)
Ha conseguito una laurea in Antropologia culturale con specializzazione in antropologia alpina e di genere presso l'Università Ca' Foscari di Venezia.
Dal 2007 al 2009 è consulente per l'orientamento presso la Libera Università di Bolzano. Dall'ottobre 2009 collabora con la Fondazione Alexander Langer di Bolzano.

foto da Haiti




foto da Aceh




foto da Bali




domenica 25 aprile 2010

Parto non violento

Cosa significa per te praticare il “parto nonviolento”?

Inizio spiegando cosa vuol dire per me violenza nel parto. C’è violenza quando togli potere alla donna. Quando non le dai la possibilità e il diritto di scegliere per se stessa. Se usi procedure mediche su cui lei non è d’accordo o non è bene informata. Per esempio l’episiotomia. Io non la faccio, semplicemente non la faccio, sento che non è necessaria. Se la donna è d’accordo nel farla e il medico crede veramente che la donna in questo modo sia più sicura, che sia necessaria, e che sia il danno minore, allora non è esattamente una violenza, ma piuttosto una procedura chirurgica. È violenza se la donna dice no, non ferirmi e la si ferisce lo stesso, nel momento più sensibile della sua vita. E' violenza se non viene sufficientemente informata sulla procedura medica che è necessario eseguire. È violenza quando operi una donna subito dopo il parto, se ha avuto qualche lacerazione, e la ricuci senza alcuna attenzione al suo dolore.

Appena partorito, le donne dovrebbe essere felici, oppure dovrebbero potere gridare e provare magari anche dolore, ma dovrebbero essere lasciate in pace, con il loro bimbo sul grembo. Ma se tu la operi, intervieni senza fare alcuna attenzione e cura, lei lo sente.
A volte un’ostetrica si trova a dover necessariamente fare un intervento doloroso. Quando devo rimuovere una placenta ad una donna con la placenta ritenuta, allora devo fare un intervento doloroso, per far sopravvivere la donna, ma le chiedo il permesso, abbiamo un accordo, lei mi guarda negli occhi tutto il tempo. E dopo lei mi dice che davvero non ha sofferto tanto. È davvero d’accordo a salvare la propria vita. Ma la si può considerare violenza se solo la si spinge a fare ciò che non vuole.
Ecco, il parto nonviolento è accompagnare con sensibilità la donna nel momento più significativo della sua maternità. Io credo che un inizio dolce e sano sia il vero fondamento di una vita felice.

(dall' intervista a Ibu Robin di Mao Valpiana - Azione nonviolenta 2006)

sabato 24 aprile 2010

15 Aprile, Report da Jacmel, Haiti

Da due settimane piove ininterrottamente e le notti sono un po' piu' fresche.
Mentre la pioggia e' un toccasana per le piantagioni e viene considerata una benedizione, cosi' non e' per le migliaia di persone che nelle citta' vivono sotto le tende. Molti rimangono all'aperto per cedere un tetto ai loro familiari.
Ci sono mamme che si presentano da noi per le cure prenatali sostenendo di non possedere una tenda sotto la quale riparare i propri figli.
Da parte nostra abbiamo effettuato visite domiciliari per verificare queste situazioni e abbiamo scoperto che molte donne vivono in coabitazione con altre famiglie.
Siamo venute a conoscenza che a Port au Prince un notevole numero di tende e' usato come riparo per i documenti ammassati in pile alte come palme di cocco.
E' proprio quando piove che ci rendiamo conto della fortuna di avere un tetto sopra le nostre teste e di poter dare rifugio a quelle mamme che si appoggiano a noi per partorire in un luogo sicuro ed asciutto.

La clinica prosegue la sua attivita' senza particolari problematiche.
Ogni clinica ha oltre 60 pazienti, ognuna delle quali viene sottoposta a controllo mediamente due volte la settimana.
Le visite pre-parto sono state 253 ed i parti 138.
Ci sono donne che si mettono in cammino sin dalle 6 del mattino per raggiungere la clinica alle 8, orario di apertura.
Alla fine della giornata siamo stanchi, sporchi ma raggianti...come se il nostro team avesse fatto la differenza per la popolazione di Haiti.
Le voci positive sull'operato della clinica Bumi Sehat hanno raggiunto anche le citta' vicine e la nostra speranza e' di continuare a crescere
Attualmente il nostro staff si compone di 4 addetti alla sicurezza, 2 ostetriche full time, che ruotandosi assicurano una presenza continua, 2 addetti alle pulizie con il compito di assicurare che i letti dei pazienti siano sempre puliti e freschi per accogliere un nuovo nato, 1 giardiniere full time che cura il terreno attorno al dome cosi' da renderlo un paradiso, 2 segretari amministrative full time che lavorano incessantemente per sbrigare le pratiche legali. Infine c'e' Reggie, amministratore della clinica che tiene il nostro team concentrato ed efficiente.
Il team di Haiti e' diventato quasi una famiglia dove si lavora molto bene insieme.
Il lavoro in Haiti e' difficile e impegnativo ma ognuno da' il meglio di se.

Ci e' stato chiesto che il programma educativo di Bumi Sehat sia una soluzione ai bisogni di educazione alle donne, qui in Haiti.
Per questo, Tania, la responsabile del programmma, lo presentera' al Ministro dell'Educazione la settimana prossima.

I corsi di Bumi Sehat sono molto frequentati con conversazioni molto intelligenti e soluzioni creative per molti problemi di salute, nutrizione, abusi sessuali, allattamento, e pianificazione familiare.
Le nostre ostetriche che tengono i corsi devono avere un curriculum con esperienza nel campo della salute della donna.
Sono stata a visitare molte di queste classi e sono stata impressionata da tutti coloro che lavorano fino a tarda notte, dopo la clinica e i parti, per preparare le lezioni del giorno dopo.

Mentre scrivo c'e' una ragazza di 18 anni che sta partorendo il suo bambino. Un regalo della vita e un regalo per essere diventata mamma.
Bumi Sehat offre alle donne un posto sicuro dove partorire in pace, con tranquillita' e con l'assistenza e l'amore dello staff.

Ogni nascita e' un miracolo e queste miracolo sana le ferite di questa parte di Haiti.

Grazie per il vostro aiuto e per tutta la forza che ci date.

Kelly Dunn e l'intero staff Bumi Sehat di Haiti

2007, Due volontarie italiane in Aceh

2007, Due volontarie italiane in Aceh

sabato 17 aprile 2010

Un bambino alla volta


E’ nel contesto composito, multiforme e complesso di Bali che ha scelto inizialmente di lavorare Robin Lim, dopo avere vissuto in vari Paesi dei diversi continenti.
Esiste a Bali la consapevolezza di una frattura e di un conflitto profondo: quello fra modernità e tradizione, fra ricchezza spirituale e ricchezza materiale, fra l’idea di ‘sviluppo’ e l’idea di armonia.
Come altrove, a Bali avanza la modernizzazione (soprattutto nella sua versione americana e australiana) e i suoi valori; più che altrove, però, è presente a Bali una cultura locale e tradizionale che resiste ed offre proposte ‘forti’ nel campo dell’arte, della musica, del teatro, della danza, dei valori mitici e religiosi.

Nel campo specifico di cui Robin si occupa, quello dell’ostetricia e della salute delle donne e dei neonati, tutto ciò prende l’aspetto di un conflitto tra la ‘medicina scientifica’ importata dall’Occidente e la ‘medicina tradizionale’ , dove con questo secondo termine intendiamo non tanto e non solo i medicamenti naturali, quanto tutte quelle pratiche di salute e di assistenza reciproca, di trasmissione delle sapienze da madre in figlia che costituiscono la grande ricchezza di Bali e che rendono i balinesi il popolo forse più sorridente della Terra, ed i bambini felici e sprizzanti gioia come neanche possiamo più immaginare, nelle nostre città di oggi.
La medicina occidentale, per di più mal digerita, in questo contesto rappresenta una specie di avanguardia dei valori del capitalismo che entra nell’ esistenza delle persone, dettandone le regole e i valori : - il parto tecnologico, a proposito e a sproposito, invece di quello naturale e conviviale – una quantità di medicine potenti e costose, che pretendono di ‘uccidere’ la malattia più che rinforzare l’ organismo - ospedalizzazioni per i più futili motivi… ma in compenso molto costose.
Pratiche che portano a risultati disastrosi, anche in temini puramente quantitativi: una mortalità materna di 718 eventi su 100.000 nascite (la più alta percentuale in tutto il Sudest asiatico, nonostante che Bali sia una delle zone economicamente più ricche).
Il parto cesareo frequentissimo, la spinta verso l’allattamento artificiale, lo svuotamento del valore esistenziale del parto e della gravidanza e l’insinuazione nella donna della sfiducia nelle proprie forze e capacità… sono questi i corollari che ben conosce anche chi, in Occidente, opera con lo stesso atteggiamento con cui lavora Robin.
Una medicina privata , esercitata in luoghi privati, e a fini di profitto privato, che va sostituendosi a una medicina sociale che si esercita all’interno della collettività del villaggio, e che inizia dalla conoscenza delle pratiche del corpo, dei cibi, delle erbe e dei loro valori salutari e simbolici.
E’ qui, in una società che sta conoscendo questa fase di ‘sviluppo’, che Ibu Robin ha scelto di lavorare, senza peraltro dimenticare il suo bagaglio scientifico (è un’ostetrica diplomatasi negli Stati Uniti), ma anzi portandolo in tal modo al suo più alto e autentico livello.

Ecco una frase che Ibu Robin cita frequentemente:
‘‘Una rivoluzione potrà avvenire nella nostra visione della violenza quando comincerà ad aversi la consapevolezza che il processo della nascita è un periodo determinante per lo sviluppo della nostra capacità di amare’’.
E’ stata detta da Michel Odent, un medico che in Occidente è portatore di un messaggio analogo di convivialità e di maturità etica e sociale
“Io credo" dice Ibu Robin "che un inizio della vita dolce e sano sia il vero fondamento di una vita felice. La pace del mondo può venire costruita, cominciando oggi, un bambino alla volta”.

Maurizio Rosenberg Colorni

lunedì 12 aprile 2010

Guerrilla Midwife a Cannes




GUERRILLA MIDWIFE -
Documentario di Deja Bernhardt sul lavoro di Ibu Robin Lim,
“L’ostetrica dai piedi scalzi”

Cannes Indipendent Film Festival

In ogni paese di questo pianeta, c'è una guerra che si combatte per ottenere un bene più prezioso dell'oro o del petrolio. Il campo di battaglia è il corpo di una donna quando lei è più vulnerabile e bisognosa di protezione ... quando sta partorendo.
“Guerrilla Midwife”, il documentario di Deja Bernhardt che sarà presentato al “Cannes Indipenden Film Festival”, segue Ibu Robin Lim, l’ostetrica dai piedi scalzi”, nelle trincee del suo lavoro. Dalle strade odorose di Bali, dove l'emorragia dopo il parto è una delle principali cause di morte, ai desolati campi profughi della zona del disastro dello tsunami ad Aceh, dove combatte la sua battaglia con una sola arma, l'amore. In questo documentario straziante e culturalmente affascinante, si scopre perché si devono reinventare i nostri protocolli per la gravidanza e il parto, al fine di preservare l'umanità del nostro pianeta.

Robin Lim, vincitrice del Premio Internazionale Alexander Langer 2006, sarà in Italia dal 1° al 20 maggio per presenziare come relatrice al Summit Mondiale per la Nascita e per presentare il progetto di solidarietà “Madri Sane, Terra Felice” in sostegno del suo lavoro di pronto soccorso ostetrico ad Haiti.

mercoledì 7 aprile 2010

Terremoto in Indonesia, 7 aprile

Messaggio di Ibu Robin

Team Bumi Sehat Aceh is all safe after the 7.8 earthquake at dawn.
There are no reported deaths in our area of Aceh Barat. The Clinic was
not damaged. We spoke with Dr. Eman, Eti, & Pak Sudung, they assure us
all is well. Ibu Rosni in Meulaboh reports minimal damage, but much
panic. .After shocks of 5+. The clinic is seeing only injuries caused
by panic, in our area there are no large buildings to fall down.
Mostly the Bumi Sehat team is focused on the Mom who is about to have
her baby there. We have not spoken yet with Dendy and Raihan in Banda
Aceh, as the phones seem to be down. They are further from the
epicenter, so we are pretty sure the City of Banda is ok too. There
seems to be no Tsunami following this earthquake, which is a huge
blessing.

Thank you for your love and prayers...
Love Ibu Robin & Team Bumi Bali

martedì 6 aprile 2010

Prefazione a "Dopo la nascita del bambino"


1 agosto 2007

Per le donne della mia generazione, un libro come “Noi e il nostro corpo”, opera collettiva di un gruppo femminista di Boston, che affrontava per la prima volta ‘a partire da sé’ anatomia e fisiologia del corpo femminile e le intrecciava con esigenze, problemi e desideri è stato una lente attraverso cui abbiamo letto le nostre esistenze e relazioni, mettendo in discussione i ruoli imposti, la famiglia, la sessualità subordinata al piacere maschile. Ha rappresentato il fondamento di un pensiero, perché ha svelato a ciascuna donna ciò che già intimamente sapeva, ma non poteva dire nemmeno a se stessa, non poteva confrontare con le altre, resa muta da millenni in cui la sessualità del corpo e della mente di donna era stata ridotta al silenzio dal poter patriarcale. Ci ha permesso di riprendere parola, con fatica e sofferenza, sul nostro corpo, scoprendo la possibilità di narrarlo con un linguaggio autonomo rispetto a quello maschile e scientifico.
Questo testo di Robin Lim mi ha riportato a quello perché parla della maternità attraverso esperienze di donne, le offre come ricchezza di punti di vista, le raffronta senza omologazione alcuna. Anatomia e fisiologia, problemi e desideri, paure e speranze, impotenze e onnipotenze che colgono ogni donna quando diviene madre, divengono le fondamenta di un pensiero forte e rinnovato, sostengono ciascuna donna ‘a partire da sé’, per ‘inventarsi’ come madre nel corpo e nella mente, per riuscire a porsi e a porre tutti quegli interrogativi che la ‘mistica della maternità’ non permette nemmeno di pensare. Robin Lim aiuta ciascuna donna a riconoscere legittimità a ciò che intimamente sente e non può dire né a se stessa né fuori di sé, pena non essere giudicata una ‘madre sufficientemente buona’.
E anche questo libro, in qualche maniera, è un libro collettivo: nasce dalle tante realtà in cui Robin Lim ha vissuto, America, Giappone, Cina, Filippine, Germania, Irlanda, Parigi, Singapore e, ora, Indonesia e Bali. Un libro corale per l’eredità che Robin Lim ha ricevuto dalle donne che l’hanno preceduta e preconizzata: la nonna materna ostetrica filippina, la nonna paterna, figlia di un irlandese e di una nativa americana, la madre, filippina-cinese.
Un libro comunitario, testimonianza viva di tante donne, diverse ma simili, che aiutano a comprendere gli aspetti e le sfumature che tutte le madri vivono nella complessità del dopo parto pur nell’unicità di ogni donna e di ogni esperienza affettiva, familiare e sociale...

Il secondo aspetto che mi ha colpita in modo particolare è l’aver ritrovato nelle parole, nelle riflessioni, nell’orientamento, perfino nelle soluzioni pratiche offerte in questo lavoro, nato dall’altra parte del mondo, un impianto culturale e un approccio filosofico, addirittura gli stessi accenti, che mi hanno spinta nel 1981 a fondare, assieme ad altre donne, madri e operatrici sociali, l’Associazione “Il Melograno”. Che ha scelto come frase-guida QUANDO NASCE UN BAMBINO, NASCE ANCHE UNA MADRE, proprio a significare, così come Robin Lim sostiene con questo libro, che divenire madre non è né automatismo, né solo istintualità, ma che madri si diventa piano piano attraverso una gestazione fisica ma anche emozionale e di crescita interiore, attraverso un parto vissuto come scoperta e rispetto delle straordinarie capacità e risorse del corpo di donna, attraverso la trama intensa e appassionata della relazione con il nuovo nato.
I Melograno, così come altri gruppi di aiuto e auto-aiuto sparsi nel mondo, forti anche del pensiero di Maria Montessori, di Frederick Leboyer, di Lorenzo Braibanti, di Grazia Honegger Fresco, di Michel Odent e di tante e tanti altri, con un lavoro gratificante ma impegnativo, il più delle volte volontario, con dedizione e disciplina, con amicizia e professionalità, soprattutto con pazienza e con ‘passione’ hanno tradotto in servizi la semplice constatazione che una madre ha necessità di essere curata per poter curare, accudita per poter accudire, incoraggiata per poter riservare un’incessante premurosa tenerezza al bambino.
Le oltre 15.000 donne che hanno frequentato i Centri “Il Melograno” nelle città dove è presente in Italia, luoghi di incontro connotati al femminile e molto "pensati" per accogliere, hanno lasciato il patrimonio inestimabile dei loro vissuti ed esperienze, hanno descritto la gioia di scegliere di diventare madri, la straordinaria e unica relazione con una persona ‘nuova’, ma anche le sofferenze in cui troppe volte vivono il post-partum. Periodo prezioso, opportunità per reinventarsi come donne e come madri, sprecato e sofferto tra malessere e disagio, in silenzio e solitudine.
Il ‘lavoro’ del Melograno sembra banale, ma, come spesso accade, la semplicità richiede studi sofisticati e difficili, molteplici e diversificate competenze professionali ed è distante dallo spontaneismo. E’ “essere presenti” e saper costruire una relazione autentica con ciascuna donna. Il Melograno è lì, per ogni singola donna e per il suo bambino, non solo per un sostegno pratico e sociale, ma come supporto alla sua singolarità.
Anche a fondamento del lavoro di Robin Lim c’è la volontà di sostenere ogni donna sul piano del vissuto personale, del contatto psicologico e corporeo, delle emozioni, condividendo informazioni, pratiche, esperienze, perché ciascuna possa riappropriarsi di un sapere personale perduto, tornando a riparlare un linguaggio più umano, più sereno, più vicino alla natura.
L’incontro con una donna dello spessore di Ibu Robin costituisce realmente un regalo della vita. La sorpresa è arrivata per me e per molti altri e, soprattutto, molte altre italiane grazie a Maurizio Rosenberg Colorni, editore, trasferitosi da qualche anno nell’Isola di Bali, dove ‘colleziona’ volti per raccogliere anime.
Un dono giunto con un soggiorno a Bali, l’Isola degli dei, la cui bellezza paesaggistica è pari solo alla regalità delle sue donne, rese ancor più flessuose dall’educazione alla danza. Donne che non hanno una vita facile, ma una vita intensa. Donne che, lavorino al telaio o in risaia, drappeggiano i loro splendidi abiti per esprimere una femminilità piena e intessono in ogni condizione, anche la più difficile, lavoro e gioia, offerte agli dei, forza e bellezza.
Anche il volto di Robin Lim è bellissimo, scolpito nei secoli delle sue profonde e variegate origini, reso dolce dall’Oriente, determinato dall’Occidente.
Da Bali racconta al mondo l’unicità dell’esperienza che passa attraverso il corpo delle donne. Ci rammenta che la riproduzione è quanto di più fortemente ci riporta alla nostra parte animale, ma che la fisiologia umana è sempre in pericolo se non la si promuove attraverso un’assistenza che ponga al centro le esigenze di ogni donna, e limiti lo strapotere che la medicalizzazione ha conquistato in questi ultimi decenni.
Quel suo lavorare incessante, con l’aiuto di rimedi naturali, della medicina cinese, dell’omeopatia, per garantire un’assistenza premurosa e competente alle madri, quel suo approccio complessivo alla salute di madre e bambino con un intervento nella e con la comunità per garantire alle donne più povere il parto più naturale, più sereno, più bello in una prospettiva anti-sacrificale del corpo femminile che diviene veicolo, passaggio e matrice del cambiamento sulla Terra, sono tradotti nelle parole di questo libro, che indica la necessità vitale di un sostegno nel periodo del dopo parto.
Perché Robin Lim lavora per garantire ai poveri, alle donne povere, il diritto alla bellezza, ad essere circondate dalla cura, dalla gentilezza, a divenire soggetto e a finalizzare la creatività di un corpo che sa riprodurre la specie alla modificazione della specie stessa.
Perché Robin Lim –e forse per questo a Bali la chiamano con deferenza Ibu, il titolo di Madre, Signora, che si antepone al nome delle donne sagge e importanti- sostiene: “la Pace si fa un bambino alla volta” aiutandolo ad avere una nascita nonviolenta. Una verità semplice, difficile, tremenda che potrebbe mettere la guerra fuori della Storia.
Perché Ibu Robin rispetta quel tempo naturale che ci insegna ad essere portatrici di Pace e a tramandare al bambino e alla bambina il linguaggio necessario per costruirla.
Perché, secondo Ibu Robin, “il frutto non può mai cadere lontano dall’albero”, e ogni nuova vita nasce dalla capacità di un’altra vita, quella della madre, di “sognare” l’esistenza dell’altro, in una trasformazione di sé e del nuovo nato che avviene grazie al desiderio di rinnovamento che la relazione stessa favorisce.
L’’ostetrica dai piedi scalzi’ ha fondato Yayasan Bumi Sehat (Terra felice), un’associazione che gestisce un piccolo centro di salute e molto altro per le madri e i padri e continua ad assistere parti a domicilio, anche in Aceh, nell’isola di Sumatra, una delle regioni maggiormente colpite dallo tsunami del 2004, dove fin da subito è accorsa per una straordinaria opera di ostetricia d’emergenza.
Tratti speciali del lavoro speciale di una persona speciale che mi ha spinta nel 2006, assieme a Maurizio Rosenberg e a Grazia Barbiero del Comitato Scientifico della Fondazione ‘Alxander Langer’, a candidarla al Premio istituito da quella Fondazione, nata per ricordare il viaggio troppo leggero su questa terra dell’europarlamentare dei Verdi che ha dedicato la breve vita a ‘costruire ponti tra le persone e i popoli’. Un ‘Premio Internazionale’, attribuito ogni anno a chi, in qualsiasi parte del mondo e con qualsiasi mezzo, si adoperi a costruire quella Pace per cui Alexander Langer ha offerto in sacrificio la propria vita.
Ed è stata l’attribuzione a Ibu Robin Lim del Premio 2006 a condurla per la prima volta in Italia e a permetterle di “costruire ponti” con l’Associazione Melograno e con tutti quelli che dal suo viaggio hanno potuto apprendere da chi opera ai confini del mondo, in una società definita ‘semplice’, la regola fondante di un moderno lavoro sulla maternità: l’ empowerment, il sostegno e lo sviluppo delle capacità e delle risorse di ciascuna donna valorizzandone le competenze di madre e incrementando consapevolezza e fiducia nelle proprie capacità.
Ogni donna è unica. E’ unica la sua situazione affettiva, familiare e sociale. La sua biochimica è unica. Anche il post-partum è un’esperienza individuale e unica, ma ci sono problemi che tutte le madri vivono.
Nella famiglia allargata, certo, una madre poteva non avere alcuna privacy, ma non le mancavano aiuto e compagnia. Oggi, in una società sempre più individualista e frammentata, soprattutto in una società multietnica, dopo una gravidanza affrontata sempre più spesso senza conoscerla, un parto disturbato (il processo fisiologico del parto, diceva Lorenzo Braibanti, non si può aiutare, ma si può disturbare) nel quale la donna si è sentita ‘espropriata’ (il dolore fisico nascosto riappare come dolore psichico?), senza alcun sostegno o struttura per alleviare il post partum, alle donne è dovuto un risarcimento.
Forse questo libro di Robin Lim, che cerca di tradurre e dare voce alle parole (grida, a volte) negate delle madri e individua che cosa non funziona, quali occasioni donne, neonati, famiglie, società e politica stanno perdendo, ne è l’inizio. Ci aiuta a ricordare che il corpo per cambiare si prende i 9 mesi della gravidanza, un tempo lento che, se lo ascoltiamo, impone una riorganizzazione del tempo anche per la mente, alla ricerca della donna ‘nuova’ e per il riconoscimento del proprio figlio. Un tempo magico, la “quarantena”: chi ne parla più?
Le donne di oggi, sicuramente più informate, sono spesso povere di tempo e di sapienze.
Non possono interrompere il lavoro o bloccare la carriera perché il tempo sociale non lo consente e sono spesso costrette a rinunce.
Non possono attingere all’eredità materna (la società cambia troppo in fretta e ciò che appartiene ad un’altra generazione non è più considerato attuale), non hanno luoghi in grado di sostenerle nella costruzione del legame madre-bambino. E così, abituate a vedere più che a sentire, a rifiutare ciò che non conoscono (il dolore), davanti a un cambiamento per cui non sono attrezzate, divengono fragili, dipendenti dagli esperti, dimentiche del fatto che non si dà libertà femminile senza signoria sul proprio essere corporeo.
Ibu Robin, attraverso esperienze di donne tanto diverse tra loro l’una dall’altra, che vivono in terre, culture e situazioni distanti l’una dall’altra, ci suggerisce di quali sostegni affettivi, emozionali, ambientali, di quali difese hanno bisogno le donne quando divengono madri.
La maternità per le giovani donne occidentali di oggi da destino è diventata una scelta. Sessualità, piacere, differenza, autodeterminazione dovrebbero essere, in teoria, conosciute, praticate, acquisite, ma, della maternità, in una società in cui sono prevalenti gli approcci medicalizzati e sottaciute emozioni, vissuti, contraddizioni, paure, rimane, una parte nascosta, rimangono fragilità non dette, paura del futuro e solitudine... Perché le condizioni e i ritmi di vita attuali lasciano ogni donna sola a sperimentare la nuova funzione di madre in un ambiente di isolamento e indifferenza che a sua volta contribuisce ad aumentare lo stress, le ansie, i sentimenti depressivi, il senso di fatica fisica ed emotiva, legato anche alle difficoltà di conciliare lavoro e vita familiare. E allora diventare madre, acme della ‘creatività, è vissuto come ‘perdita’: una perdita di tempo fra cose inutili, una perdita di opportunità di lavoro e di carriera, una perdita di libertà personale. Donne in teoria libere di scegliere, di decidere, di essere se stesse divengono timorose, si sentono impreparate a convivere con la forza dell’evento maternità, con il dolore e con la gioia, con la grande potenza.
E fanno meno figli, in un’età più matura e solo in un fantasmatico “momento opportuno”. L’Italia è uno dei paesi con il più basso tasso di natalità nel mondo, è il paese in Europa con il maggior numero di donne che diventano madri per la prima volta dopo i 40 anni.
Il ritmo biologico della fertilità sembra non coincidere più con il tempo del desiderio, il modo di vivere impone al nostro corpo e al nostro esistere storture che non rispettano più le scadenze, con il conseguente aumento della dipendenza dal sapere medico, dalle promesse suadenti della scienza e della tecnica. Si chiede alle donne di combattere, di divenire ‘guerriere’, di competere per il lavoro, il successo, la conquista del maschio (nella quale, a volte, anche il sesso diviene un nuovo ‘dover essere’ invece che appagante stare dentro di sé), di correre, essere efficienti… In una società che ha perso reti di rapporti, riferimenti sociali, luoghi di ritrovo e di natura, la maternità non riesce più a farsi spazio, non trova più quel tempo lungo e dilatato in cui non si sa cosa accade (un mistero che il nostro tempo offende con continue intrusioni ed esorcizza con continue pre-dizioni), diventa timida e rara. L’evento troppo a lungo posticipato è poi seguito in modo quasi esasperato dal punto di vista medico: visite continue, esami costosi, all’inseguimento di sicurezza e di “risultato”.
Le donne di Bali, ci racconta Robin Lim, non possono entrare in cucina per 42 giorni dopo la nascita, il che assicura che qualcun altro cucina per loro; i bambini di Bali per 6 mesi dalla nascita non possono essere messi a terra, il che vuol dire che tante braccia sono pronte a sorreggerli, così come il divieto per le nostre donne di stare con le mani in acqua dopo il parto aveva un significato di protezione della puerpera dai pesanti lavori domestici di un tempo.
Al di fuori dell’occidente, dove il post-partum è ancora celebrato dalla comunità, i riti incanalano la paura e rinsaldano la donna nel nuovo ruolo, mentre noi abbiamo abbandonato quelle tradizioni e quei riti che erano indirizzati a coltivare la vita, non solo quella dello spirito ma anche la vita materiale.
Robin Lim è un’ostetrica, ma è molto di più di una figura professionale e professionalizzata, perché accanto alla scienza medica ha conservato una medicina povera, legata al saper fare, a quel sapere popolare, radicato e diffuso, fondato sull’esperienza, accettato come parte del sistema simbolico e culturale. E’, –diremmo nel mio Veneto- una “co-mare”, colei che è “madre insieme”. Una parola che ha finito per indicare una figura un po’ petulante, proprio perché ha ‘sempre una risposta per tutto’.
La ‘co-mare’ Robin Lim sa ciò di cui tutte le donne hanno bisogno in gravidanza, nel parto e nel dopo parto: cose semplici ma essenziali per il benessere e la cui privazione crea grande disagio. Hanno bisogno di trovare il cibo pronto, così come hanno bisogno di rassicurazioni. Hanno bisogno di aiuto per il lavoro domestico, così come hanno bisogno di tenerezza. Hanno bisogno di baby sitter se hanno altri bambini, così come hanno bisogno di un sostegno premuroso. Hanno bisogno di succhi di frutta e tisane. Hanno bisogno di poter contare non sullo sporadico e non garantito aiuto dei familiari, ma sulla sicurezza di un supporto professionale e disponibile.
In molte altre culture, tra cui anche vari Paesi occidentali (in Olanda, per esempio, e nei Paesi del Nord dove tante nascite avvengono in casa), ma non ancora in Italia, è il servizio sanitario pubblico ad assicurare un’“assistente professionale di maternità” a domicilio. Un angelo che gestisce le visite, fa i test, risponde alle domande, supporta l’allattamento, ma anche (e solo chi ha partorito sa quanto questo sia prezioso nei primi giorni) si prende cura della biancheria, della cucina, della spesa, dei bambini più grandi, consente un sonno ristoratore…
Forse questi Paesi dell’Europa settentrionale non sono solo società incredibilmente umane, ma hanno scelto questo servizio anche in conformità a semplici calcoli economici: non c’è dubbio che sia più conveniente fornire assistenza al puerperio piuttosto che curare le complicazioni prodotte dagli esaurimenti o i maltrattamenti dovuti a negligenze e depressioni, o rimediare piccoli e grandi drammi familiari, senza ovviamente contare i costi umani. Così come non vi è dubbio, per esempio, che l'allattamento al seno non sia ‘solo’ una questione di scelta personale a breve termine, ma di salute pubblica a lungo termine: i bambini allattati al seno hanno meno probabilità di sviluppare una serie di problemi di salute sia nell'infanzia sia nell'età adulta, con conseguenti minori oneri sulla sanità pubblica.
Perché mettere al mondo un figlio, non attiene solo alla vita privata.
Quando una donna, una coppia sceglie di avere un bambino lo fa per tutti noi, per la comunità umana. Non è un faccenda privata, che possa essere lasciata a soluzioni individuali, che vanno dalla rinuncia ai figli, al rinvio della maternità, all’arrangiarsi delle reti familiari. Un nuovo nato è un dono, è per tutti un domani, un sogno, un futuro. Ed è opportuno che la società esprima gratitudine a chi di questa dote si fa intermediario, iniziando a considerare parto e nascita eventi sociali. E se ne faccia carico.
La grande competenza di cura e d’ascolto che le donne hanno maturato nei secoli e di cui l’umanità ha usufruito, va riconosciuta come valore. Invece si tende a dimenticare quanto ogni madre sia essenziale alla società perché il suo lavoro non costa nulla e non produce profitto per alcuno.
Questo testo di Ibu Robin Lim esplicita il ‘valore’ della maternità e suggerisce politiche che sappiano proteggere l’integrità del momento e rendano sostenibile e fecondo il primo periodo di vita con un bambino. E lancia anche al nostro sistema politico e sociale la sfida a trovare forme sociali e organizzative che diano spazio e riconoscimento alla maternità, assumendo l’approccio lungimirante della “nascita come bene comune”! E’ ormai doveroso considerare gravidanza, parto, puerperio e allattamento un continuum, momenti, oltre che della vita fisica, psicologica, sessuale, affettiva anche relazionale e sociale. E nessuna di queste prospettive può essere misconosciuta, né sacrificata agli aspetti sanitari, ma vanno garantite innanzi tutto la continuità assistenziale e il rispetto della fisiologia, riconoscendo la soggettività di ogni esperienza di maternità e rendendo concrete opportunità per opzioni diverse.
Chi ha attraversato questa esperienza, sa di quanti mondi abbia bisogno la maternità, di quanti affetti, memorie, condivisione, accoglienza, sostegni. Sa che in questa esperienza, se non si vuole prendere la facile scorciatoia della colpevolizzazione, nessuna donna può essere lasciata sola: ha bisogno di tutti, della natura, degli amici, dei familiari, della società, dell’ambiente, di una buona sorte, della provvidenza ….
“Per allevare un bambino ci vuole un villaggio” ci rammenta la saggezza di Gandhi.
Tante persone di buona volontà sparse in tutto il mondo lavorano per costruire per le donne, tutte uniche e tutte uguali, un ‘villaggio’ di relazioni. Perché di qua e di là dal mare, che è Madre, la maternità è antitetica alla solitudine.

Tiziana Valpiana
Presidente Onoraria Associazione Nazionale ‘Il Melograno’
Senatrice,
Commissione Sanità,
Commissione Bicamerale per l’Infanzia

lunedì 29 marzo 2010

Rapporto da Haiti


A seguito del devastante terremoto del 12 gennaio 2010 in Haiti, Bumi Sehat ha deciso di dare un aiuto.Sulla base delle nostre esperienze come quella di intervenire in molti disastri in Asia, confidiamo di dare un grosso aiuto. 5 anni dopo il disastro Bumi Sehat Tsunami Releif Clinic in Aceh e' ancora pienamente operativa . Ci battiamo per dare un aiuto sostenibile nelle aree di grande sofferenza in seguito a catastrofi. La Fondazione Bumi Sehat e' fondata su 3 principi molto semplici: rispetto per la Cultura, per la Natura e per le Scienze Mediche. Da questa posizione di forza siamo stati molto efficaci nel portare soccorso alle aree con profonde ferite.La nostra missione e' di prestare soccorso medico ai piu' bisognosi, a quelli che stanno nascendo in situazioni traumatiche, ai neonati e alle loro mamme. Questo e' il motivo per cui noi portiamo cure alle donne in gravidanza, aiutiamo le donne nel parto e nel periodo post-partum, ed anche le loro famiglie.Sosteniamo l'allattamento al seno come il metodo piu' sicuro per preservare la vita dei neonati, specialmente nelle aree dove l'acqua e i servizi igienico-sanitari rendono impossibile una sicura nutrizione con il biberon. Attualmente ad Haiti il nostro lavoro e' sopratutto medico anche se allarghiamo la nostra attivita' a proteggere le mamme, i bambini e le loro famiglie.Teniamo in considerazione tutte le risorse disponibili per dare ai sopravissuti al terremoto tutto cio' di cui hanno bisogno per poter ritornare all loro vite ormai distrutte. Per esempio, stiamo lavorandoo con molte ONG, grandi e piccole, per fornire acqua potabile, cibo e rifugi (tende) alla gente di Jacmel.Il nostro compito e' quello di raccogliere e distribuire forniture medicali agli ospedali e alle cliniche della regione di Jacmel. Bumi Sehat e' stata presentata alla Camera di Commercio di Jacmel dai nostri amici di Santo Domingo, la Camera di Commercio della Repubblica Dominicana e dalla Croce Rossa semprpe della Repubblica Dominicana.Questi leaders ci hanno invitato ad unirsi a loro nello sforzio per fronteggiare questo terribile catastrofe e le sue conseguenze per la gente e per i senzatetto di Jacmel. Il terremoto ha ridotto molte case in montagne di macerie.Le persone che hanno ancora le case semidistrutte non possono entrarci perche' troppo pericoloso, e queste dovranno poi essere demolite.Una preoccupazione sempre piu' crescente per Jacmel e' il fatto che i residenti di Port Prince stanno per essere evacuati dalla citta' e mandati verso le regioni delle loro famiglie di origine. Siamo stati informati dal sindaco e dalla Camera di Commercio, che 15000 persone alla settimana arriveranno nella regione diJjacmel scappando da Port Prince.Tutti stanno cercando un rifugio , del cibo e dell'acqua. Personalmente sono stata volontaria nelle tende della sezione maternita' dell'ospedale di St. Michel, quando la nostra clinica stava per essere montata.Ogni giorno ho incontrato famiglie che hanno abbandonato la grande citta', famiglie assetate, affamate, senza casa e in attesa di bambini. Da quel giorno Bumi Sehat ha avuto dal Jacmel Department of Health il permesso per aprire il nostro centro per la Maternita' e la salute dell'infanzia nella parrocchia di St. Helen. Mentre scrivo Josh Servis e il suo team di uomini haitiani stanno finendo di montare il nostro 44° "dome" per la clinica. Questa struttura e gli altri identici "dome" vicini, danno un tetto ai nostri pazienti, e sono resistenti a terremoti e uragani.I nostri donatori possono essere certi che lo staff e i pazienti saranno sicuri in questa solida costruzione. I volontari di Bumi Sehat hanno dato il massino in tempo ed energia, noi abbiamo donato il nostro denaro.Abbiamo fatto pressione sui nostri amici e sille nostre famiglie per supportare questo progetto.Inoltre per l'avviamento dell'attivita', avremo bisogno di fondi continuativi per mantenere bene e operativo il centrodi Jacmel. Questo e' un progetto a lungo termine, non vogliamo chiuderlo quando il mondo ha dimenticato la situazionne di Haiti.Per esempio nella citta' tenda di Pinchinat ci sono circa 5000 rifugiati.Abbiamo identificato 150 donne in gravidanza, il 30% delle quali e' all'ottavo/nono mese, e partoriranno con le ostetriche di Bumi Sehat Il vostro supporto e il vostro aiuto e' molto apprezzato e a nome dei pazienti, grazie.Con gratitudine,Il team di Bumi sehat

martedì 23 marzo 2010

Bumi Sehat a Bali


Nascita nell'acqua

lunedì 22 marzo 2010

Report da Haiti

Martedi, 16 marzo. Bumi Sehat Haiti

E' un maschietto!!
Pam e Alon sono partiti questa mattina, ed io mi sento un po' triste.
Nelle ultime due settimane e mezzo abbiamo lavorato insieme come team, e' nata una splendida amicizia e vederli andare via e' stato molto duro.
Sto aspettando l'arrivo di nuove ostetriche per questa sera, ma per ora sono sola.
Lorraine, un'osterica che ha lavorato a Port Prince e' passata ieri e questa mattina si e' fermata per vedere se avevo bisogno di aiuto.
Sto lavorando in un ripostiglio, cercando di raccogliere gli strumenti per la clinica per domani, quando qualcuno arrivera'.
Intanto e' entrata una delle nostre pazienti con gravidanza a termine.
E' tranquilla e stoica, ma posso dire, e' in avanzato stato di travaglio
Dico a Lorraine: E' meglio portarla al "dome" e subito la donna inizia a lamentarsi.
bene, e' troppo tardi, stendo uno dei materassi di scorta, sul quale la nostra paziente si stende immediatamente, e prima ancora di rendermi conto, abbiamo un forte pianto di bimbo che pesa 6,2 lbs ed ha 9/10 apgars.
Giusto quello che ci voleva per il mio morale.
Una vera gioia ed una benedizione per tutti noi qui a Bumi Sehat, Haiti.

Susan Miller, CNM"

Hand-to-Hand relief

domenica 21 marzo 2010

Guerrilla Midwife

Il documentario Guerrilla Midwife, di Deja Bernhardt, segue Ibu Robin Lim nelle trincee del suo lavoro. Clicca per vedere il trailer: clicca qui per vedere

sabato 20 marzo 2010

L'ostetrica scalza e i figli dello Tsunami- intervista del 2007


Lei fa la pace "un bambino alla volta". La motivazione per cui le è stato attribuito l'anno scorso il premio internazionale Alexander Langer affonda proprio in questa ragione: Ibu Robin Lim non è solo un'ostetrica, ma una testimonianza forte di vita non violenta e di pace. La sua è una storia singolare sin dalle origini, una vera e propria mappa geografica, che colora il suo sangue di Indonesia, Cina, Filippine, Germania, Irlanda. Nata nell'Iowa, negli Stati Uniti, da madre asiatica e padre americano, nel 1992 decide di trasferirsi con il marito a Bali, dove nasce il suo settimo figlio. Ma è soprattutto la nonna filippina, levatrice professionale, che in sogno la spinge a diventare ostetrica. Un mestiere che risponde a un grande bisogno: assicurare alle partorienti un travaglio sicuro e rispettoso in un ambiente dove la sanità è un lusso. Dopo aver conseguito il diploma negli Stati Uniti, Ibu Robin Lim inizia a operare intessendo le conoscenze mediche alle tradizioni antiche, convinta che garantendo una nascita gentile è possibile sperare in una società più pacifica. Nasce così nel 1994 a Bali l'associazione no profit "Bumi Sehat", che significa Terra Madre, un consultorio per madri e famiglie, dove è possibile avere, secondo alti standard internazionali, assistenza prenatale, durante il parto e post natale, sostegno all'allattamento al seno e imparare la pianificazione familiare naturale. Unico centro in Indonesia che si occupa di nascita naturale, solo nel 2007 ha aiutato circa 500 mamme ad avere un parto senza paura.
Un impegno che non è venuto meno neppure durante l'immane disastro di tre anni fa: alla distruzione dello tsunami Ibu Robin Lim, la sua famiglia e il suo staff hanno risposto andando subito a Banda Aceh, a nord di Sumatra e vicinissima all'epicentro del sisma, dove in pochi minuti è morto il 70 per cento della popolazione. E anche in quella desolazione i bambini hanno continuato a nascere, tantissimi prematuramente. Spente le luci sulla tragedia, esaurito il denaro, oggi restano i traumi. I sopravvissuti hanno perso in media dodici persone della cerchia familiare e parlare di ricostruzione è un eufemismo. Oggi da quella tenda impiantata sul suolo di Aceh è sorto un centro sanitario, fatto con i legni galleggianti, unici resti delle case distrutte, che funge anche da luogo d'incontro per bambini, donne, anziani, vedovi, mentre a Bali, dopo gli attentati terroristici del 2002 e del 2005, è nato un centro giovanile accanto al consultorio, dove i ragazzi possono imparare inglese e informatica.
A Verona l'"ostetrica scalza", è stata ospite del XXII congresso nazionale del Movimento nonviolento, dove ha presentato il suo primo libro tradotto in italiano, Dopo la nascita del bambino, per la Apogeo edizioni. Una visita estesa anche in altre città italiane e al Senato, dove ha preso parte a un forum aperto al pubblico. Un tour in cui al centro è sempre stata la sua missione: far nascere con dolcezza i bambini, perché - afferma - «è da un parto non rispettoso e violento che sperimentiamo per la prima volta la paura della separazione, dell'abbandono, della morte».

- Chi sono le donne che si rivolgono ai suoi centri di Bali e Banda Aceh?
«Sono donne povere che non possono permettersi di pagare la retta dell'ospedale. Se non lo fanno, non possono portarsi a casa il bambino appena partorito: posso testimoniare che non sono poche a subire anche violenze. Spesso ci dicono grazie perché non le abbiamo picchiate mentre si lamentavano durante il parto. È una cosa che negli ospedali accade, come succede che gli ambienti siano sporchi, e le donne povere subiscano ogni genere di maltrattamento. Le loro condizioni di salute, inoltre, sono precarie, soprattutto per l'impoverimento della dieta, che è esclusivamente a base di riso bianco, privo di ogni nutriente perché frutto della coltura intensiva imposta dalla "Rivoluzione verde". Da allora il riso riempie solo la pancia, ma non nutre, così le donne sono spesso anemiche, e incorrono in emorragie post partum. In tante muoiono per questo motivo. A Bali se ne calcolano 718 su 100mila, di cui la metà per malnutrizione. Cerchiamo di limitare le carenze somministrando delle vitamine di origine biologica, ma non è abbastanza. Inoltre sono molto frequenti le malformazioni fetali per le madri che lavorano nelle risaie e stanno in continuo contatto con l'acqua di coltura, dove si usano alte dosi di pesticidi».

- Come riuscite a curare la popolazione che si rivolge ai vostri centri?
«Non abbiamo molti mezzi, perciò cerchiamo di supplire con l'agopuntura, la medicina cinese, l'omeopatia e la fitoterapia tradizionale locale, che ci consentono di curare diverse patologie. Poi lavoriamo sulla prevenzione, educando ad avere un'alimentazione sana per quanto possibile, a prevenire l'Aids e l'alcolismo. È una realtà paragonabile a molte altre popolazioni povere, che non riescono ad accedere alla sanità occidentale perché non possono pagarla. In questo senso, recuperare i metodi efficaci della medicina naturale è utile nella cura e non pesa troppo economicamente».

- Lei combatte soprattutto per garantire un parto gentile ad ogni donna e la salute del nascituro. Per questo conduce una battaglia perché il cordone ombelicale non venga tagliato subito dopo il parto...
«È una scelta che pratichiamo da tempo. Finora ho fatto nascere più di 700 bambini e ho sempre atteso, una volta espulsa anche la placenta, almeno 20 minuti prima di procedere al taglio del cordone, ma ogni volta è accaduto che il bambino piangesse o diventasse cianotico, mentre in alcuni casi la madre cominciava a sanguinare. Diversi studi riferiscono invece che è meglio attendere fino a che il cordone smette di pulsare, un periodo in cui al neonato giunge ancora il sangue materno. In seguito sono bambini con una salute migliore e una maggiore quantità di ferro nel sangue. Mia nipote addirittura non ha subito alcun taglio chirurgico bensì il cordone si è staccato spontaneamente, cosa che accade tra i due e gli otto giorni. (L'Oms specifica infatti che la procedura fisiologica è il taglio del cordone ritardato o nessun taglio, mentre se avviene precocemente è una pratica invasiva non giustificata nel parto fisiologico, ndr). Ma anche l'allattamento al seno è importante: le donne che vengono al centro allattano tutte, mentre negli ospedali c'è una forte pressione per passare all'alimentazione artificiale. Così le famiglie povere si ritrovano a diluire molto il latte in polvere, perché costa, o a usare il latte di riso. Perciò ogni anno muoiono 100mila bambini per infezioni e gastroenteriti».

- A quasi tre anni dallo tsunami, qual è la situazione della provincia di Aceh, una delle più colpite?
«È una domanda difficile. Potrei dire che forse la situazione è peggiorata rispetto a tre anni fa. Passata la fase eroica, adesso è il tempo della lenta, faticosa ricostruzione. La gente è traumatizzata, le donne ancora guardano il mare sperando che i loro figli tornino indietro. La città di Banda Aceh è stata ricostruita bene ma nelle zone interne, dove vive il 90 per cento della popolazione, le condizioni sono ancora molto dure, non c'è lavoro, gli aiuti alimentari sono terminati. Le donne incinte soffrono spesso di pressione alta, per la dieta povera, e sono numerose le morti intrauterine. Per fortuna il processo di riappacificazione tra governo e ribelli sta funzionando: è da un bel po' che i fucili non sparano».

- Come si riesce ad essere pacifisti in una provincia che prima del disastro è rimasta a lungo isolata per la feroce guerriglia del movimento indipendentista Gam contro l'esercito di Giacarta?
«Anche prima dello tsunami Aceh era priva di strutture sanitarie: da noi venivano ogni giorno dei soldati per essere curati, ma non ho mai permesso a nessuno di entrare in clinica con le armi. Ho rifiutato ogni coinvolgimento sia con i ribelli sia con l'esercito, perché il nostro è un servizio per la salute di tutti. Questa scelta ci ha fatto ammirare da loro e così non ci sentiamo in pericolo. Anche quando ricevetti l'ordine da parte dell'esercito di circoncidere 40 bambini mi sono rifiutata. Ricordo che mi recai con mio figlio di 17 anni al comando: appena entrati lui disse "mia madre non può fare alcuna violenza sui bambini". Lo giustificò come una mia scelta religiosa, e non si permisero di costringermi a farlo».
Fabiana Bussola